Sede di LOCO
Le sedi
La struttura di Russo ospita 38 residenti, in 36 camere singole e una doppia, quella di Loco 25 in 21 singole e 2 doppie. Entrambe le sedi sono dotate di ampi spazi esterni, con giardino, dove i residenti possono passare pomeriggi in relax e rilassarsi durante la calura estiva. All’interno vi sono locali adibiti alle attività di fisioterapia, animazione e attivazione, una cappella per il culto, un ampio e luminoso soggiorno, i locali amministrativi e quelli per il personale.
Non vi sono orari per le visite, l’accesso è consentito a tutte le ore.
L’assistenza medica è garantita 24 ore su 7 giorni dal medico di picchetto.
La struttura assicura assistenza infermieristica costante annoverando tutte le attività proprie del profilo professionale. Assistenti di cura, operatori socio sanitari, fisioterapisti e attivatori completano l’offerta collaborando in team interprofessionali per individuare i bisogni e pianificare gli obiettivi assistenziali.
La formazione e l’aggiornamento costante diventano centrali per la qualità di cura erogata.
Sede di RUSSO
Storia
Storia dalla nascita ad oggi
Il Centro Sociale Onsernonese (CSO) è nato con l’idea visionaria del Patriziato Generale d’Onsernone (PGO).
Un’istituzione eletta alla conservazione dell’esistente, che davanti a quello che si prospettava un destino inevitabile per una valle periferica come l’Onsernone, decise di creare il nuovo per non perdere il vecchio.
Il PGO aveva già da tempo dimostrato l’interesse nei confronti dei problemi degli anziani e della popolazione bisognosa, infatti versava alla cassa malati valligiana 30.000 CHF ogni anno. Soldi che provenivano dall’affitto delle cave di beola, dalla vendita di legname e dall’affitto delle alpi.
L’assemblea del PGO diede incarico nel 1978 ad una speciale commissione di studiare la realtà della terza età nella Valle per migliorare l’offerta di cura. La commissione giudicò positivamente la necessità di creare un nuovo istituto a gestione pubblica nonostante la presenza di un istituto religioso privato a Loco, vista l’evoluzione demografica della popolazione.
Il progetto trovò l’adesione oltre che della popolazione anche delle autorità Cantonali e Federali e di altri enti non Ticinesi.
Così dopo 10 anni di studi, progettazione e costruzione fu inaugurata nel 1989 la sede di Russo.
Quando la Congregazione delle Suore decise, nel 2003, di concludere definitivamente il proprio impegno in Onsernone lo stabile di Loco fu acquisito dal PGO e aggregato al CSO. Completamente ristrutturato la sede ha iniziato la sua attività al servizio delle persone anziane il 1° luglio 2003.
La Fondazione
Storia della nascita
del Centro Sociale Onsernonese
(periodo 1975-2012)
La sede di Russo del Centro Sociale Onsernonese ha aperto i battenti ed iniziato la sua attività di servizio a favore della popolazione anziana della Valle Onsernone nel mese di febbraio del 1989.
Le prime discussioni in merito all’ipotesi di creare una casa per anziani pubblica in Valle avvennero il 4 maggio 1975 all’interno del Consiglio consorziale della Cassa malati onsernonese: ipotesi ribadita e discussa nuovamente nelle sedute dello stesso Consiglio del 24.4.1976 e 1.5.1977 con uno scambio di corrispondenza in merito con l’allora Comunità di Valle e l’allora Regione del Locarnese e Vallemaggia.
A occuparsi dell’argomento fu pure la Pro Onsernone il cui Consiglio direttivo nel 1978 elaborò un rapporto (approvato dal CD il 2.2.1979) sulla condizione degli anziani onsernonesi. Sempre nel 1978 l’idea già era stata fatta propria dal Patriziato Generale (PGO) con la decisione assembleare del mese di novembre di nominare una specifica commissione di studio incaricata di approfondire la realtà degli anziani in Valle, in vista dell’eventuale creazione di servizi che potessero assecondare i bisogni sia delle persone della terza età – sempre più numerose allora – sia delle loro famiglie.
A Loco già esisteva da decenni una casa per anziani di proprietà della Fondazione Sacra Famiglia, gestita da una congregazione di suore attiva in altri Istituti del Cantone (fra le altre la Casa San Rocco di Morbio Inferiore).
L’Istituto privato di Loco, che ha indubbiamente procurato preziosi servizi alla Valle per anni, in quel momento tuttavia soffriva dell’invecchiamento del personale religioso curante e di un numero di letti giudicato allora insufficiente (40) rispetto ai bisogni della Valle, motivo per cui il PGO ritenne doveroso guardare avanti in vista dell’eventuale realizzazione di un Istituto di natura pubblica, di proprietà e di gestione esclusivamente locali. Loco entra quindi a fa parte del Centro Sociale Onsernonese nel 2003.
Perché fu il PGO ad interessarsi ed entrare a fondo nel merito della problematica? Occorre ricordare che in quel periodo di fine anni settanta i nove Comuni onsernonesi, che avevano dovuto farsi carico di importanti opere pubbliche (acquedotti, palazzi comunali, canalizzazioni fognarie ecc.) non erano in grado di affrontare un impegno che avrebbe avuto un peso finanziario molto molto importante. Il PGO era meno gravato da impegni debitori e già da anni aveva concretizzato la sensibilità sociale dei suoi amministratori e dei patrizi destinando il provento della vendita dei boschi e dell’affitto delle cave della valle di Vergeletto alla Cassa malati Onsernonese.
La commissione speciale del PGO nominata nel 1978, grazie ad un’indagine condotta con la collaborazione degli allievi della locale Scuola media, consegnò un primo rapporto sul problema della terza età in valle Onsernone nel novembre 1979, ventilando la possibilità di creare una casa per anziani. Delle 100 persone anziane intervistate 90 si dichiararono favorevoli alla creazione di un nuovo Istituto e 85 di esse indicarono il villaggio di Russo come sede ideale dello stesso. Il rapporto conteneva anche una lettera datata 17.2.1979 dell’allora medico condotto dott. med. K. Jurica che perorava l’esigenza di creare nuovi posti letto in Valle constatando che “[…] circa 40 persone anziane avrebbero bisogno di essere ricoverate per assistenza e cure” e concludendo che “[…] lo stato di salute di questa categoria demografica impone una soluzione sia a breve che a lungo termine”.
Nel rapporto si precisava anche di aver debitamente informato in merito i Municipi dei Comuni della Valle e si riferiva a proposito dei contatti allacciati con l’amministrazione della Casa Sacra Famiglia di Loco per verificare la possibilità di trasformare quest’istituto da privato in pubblico: “detti contatti hanno evidenziato l’impossibilità di giungere ad una soluzione di questo tipo”.
Fatto degno di nota è che già in quel primo rapporto si evidenziava la necessità di creare “un ambulatorio medico dignitosamente attrezzato anche per piccoli interventi di pronto soccorso, locali per la fisioterapia, camere per degenza di convalescenza, locali di attività di animazione, di ergoterapia ecc. […]”: tutte opere e servizi poi effettivamente concretizzati a favore della Valle e oggi assolutamente da conservare.
Per finanziare un primo studio di fattibilità e allestire un progetto di massima (affidato dal PGO agli architetti Franco e Paolo Moro e consegnato nel novembre 1981) il sussidio annuale alla Cassa malati onsernonese, che di fatto pur essendo più che lodevole veniva “sbriciolato” in tanti piccoli contributi ai singoli associati, fu sospeso non senza qualche polemica. Contemporaneamente venivano allacciati i primi contatti con il Dipartimento delle opere sociali (ora DSS), con il direttore responsabile on. Benito Bernasconi ed i suoi collaboratori signori Gianetta e Denti e signore Balmelli e Canova dell’Ufficio cantonale delle attività sociali, trovando in loro un’incoraggiante piena disponibilità. Il Dipartimento riconobbe da subito la bontà dell’iniziativa e fissò nel piano finanziario cantonale per gli anni 1985-86 un primo contributo di un milione di franchi che consentì al progetto di decollare definitivamente. Pure vi furono contatti di collaborazione con il Consorzio di aiuto domiciliare del Locarnese.
A dare un’immagine positiva dell’iniziativa patriziale presso la popolazione e in particolare presso gli scettici contribuì, il 2.6.1979, anche un’emissione speciale di “Pomeriggio feriale” della RSI, intitolata “I vecchi in Valle Onsernone” curata dal giornalista Bruno Guerra.
Nel 1983, poi, è giunto in valle in qualità di medico condotto il dott. Giuseppe Savary, il quale con entusiasmo è salito sul treno che già si era lentamente avviato, dando un contributo fondamentale all’iniziativa che veniva precisandosi, collaborando strettamente con la commissione di studio sia per ciò che concerne le implicazioni di natura medico-sanitaria, sia per la ricerca di finanziamenti soprattutto presso enti e fondazioni d’oltre alpe e contribuendo in modo decisivo all’opera di convincimento della popolazione.
Di seguito la commissione ha approfondito e perfezionato lo studio, ciò che ha portato l’11 marzo 1983 alla decisione definitiva del Consiglio patriziale del PGO di procedere alla realizzazione di una casa per anziani, denominata Centro Sociale Onsernonese, a Russo, villaggio equidistante da tutte le altre località valligiane e ideale anche per l’esistenza di un’area idonea alla costruzione di un grande edificio.
Un lungo lavoro successivo ha consentito di acquisire, per prezzi estremamente favorevoli grazie anche all’ottima disponibilità dei proprietari, oltre 32’000 m2 di terreno nella Campagna Grande di Russo, raggruppando così a favore dell’ente pubblico parecchie decine di particelle fondiarie private.
L’incarico di procedere alla progettazione definitiva fu affidato a Franco e Paolo Moro, che si avvalsero poi della collaborazione del ing. Carlo Regolatti e di altri professionisti del Locarnese. La decisione del Consiglio patriziale fu indubbiamente coraggiosa in quanto non mancarono ostilità al progetto, confermate poi dalla iniziale mancata adesione del Comune di Loco alla concretizzazione dello stesso ed alla delicata fase iniziale di gestione tecnica e finanziaria. L’adesione del Comune di Loco, dopo richiesta di quel municipio del 21.12.1993 avvenne poi definitivamente nel 1996, dopo che era nel frattempo maturata anche presso le sue autorità e la sua cittadinanza la consapevolezza della positività dell’operato del CSO.
Fondamentali furono la consulenza e la collaborazione, per l’allestimento della base giuridico-istituzionale dell’Istituto, dei defunti ex procuratore pubblico generale avv. Piergiorgio Mordasini e del capo dell’Ispettorato dei Comuni del dip. degli Interni Eros Ratti, i quali perfezionarono la redazione della Convenzione tra PGO e Comuni per la gestione dell’Istituto; Convenzione che ha fatto ora il suo tempo e che si rende necessario sostituire con un nuovo statuto giuridico.
La posa della prima pietra a Russo avvenne il 25.10.1985, in presenza di Max Frisch, mentre l’apertura del CSO si concretizzò, dopo un decennio di lavori preparatori, nel febbraio del 1989. L’inaugurazione ufficiale si tenne, favorita da una splendida giornata e davanti a un foltissimo pubblico e con la partecipazione di autorità comunali, cantonali e federali il giorno 30 settembre 1989.
L’opera, il cui costo finale ha superato i 10 milioni di franchi, ha beneficiato di contributi LIM cantonali e federali così come di importanti donazioni di enti pubblici e privati, soprattutto d’oltre alpe (canton Zugo e Zurigo), grazie all’impegno e alla preziosissima mediazione del Patronato Svizzero per le zone di montagna (Schweizerische Patenschaft für Berggemeinden).
Nel 2003 la Fondazione Sacra Famiglia, ha repentinamente deciso di chiudere il Ricovero di Loco e di metterne in vendita l’edificio. Una petizione sottoscritta da numerosi cittadini ha portato all’acquisizione da parte del PGO, poi messo a disposizione del CSO, anche della casa di Loco e al suo pressoché totale risanamento per adeguarla alle normative cantonali in materia di assistenza agli anziani, beneficiando di contributi LIM cantonali e federali certo, ma appesantendo il carico debitorio del CSO: non va ignorato il fatto che ad oggi è soprattutto la sede di Loco a pesare in modo importante per ciò che concerne i costi strutturali. Non va dimenticato pure il fatto che per due anni, quelli della durata del cantiere, il CSO dovette trasferire gli ospiti di Loco a Gordevio, presso la locale casa per anziani, con un impegno di gestione estremamente gravoso per la direzione ed il personale.
Il CSO dal 1989 ad oggi ha indubbiamente rivitalizzato la Valle ed in particolare il villaggio di Russo (nel 1979 ben 45 dei suoi 98 abitanti erano in età AVS/AI) venendo a soddisfare alcune esigenze fondamentali per una regione periferica di montagna come l’Onsernone: creare dignitosi ed efficienti servizi di assistenza per la persone anziane, venire incontro ai bisogni dei loro famigliari, creare posti di lavoro molto diversificati per persone giovani ed ancorare alla valle un ambulatorio medico dotato dei più moderni servizi ed apparecchiature.
Il CSO, con i suoi 96 dipendenti è tuttora il più importante datore di lavoro dell’Onsernone e costituisce i due terzi dell’attività economica valligiana: è quindi un patrimonio da conservare con la massima attenzione. Dall’anno dell’apertura della sede di Russo ad oggi molte cose sono cambiate: si pensi solo al fatto, per esempio, che nel 1990 il CSO contava 34 dipendenti, contro i 96 nel 2012. Dopo una fase molto delicata (periodo 2007-2012) per la sua sopravvivenza, il CSO è decisamente proiettato verso il futuro con la sua strategia di differenziazione capace di proporre dei servizi che le altre case per anziani non propongono.
Fine del CSO e genesi della Fondazione CSO
(periodo 2012-2018)
La costituzione della Fondazione Centro Sociale Onsernonese (CSO) non era frutto del caso o di una volontà di un ente o di una persona. È il risultato concreto del processo di transizione e di riorganizzazione del CSO apertosi fine 2012.
Andiamo con ordine. Nel 2006 è stata introdotta dal Cantone una nuova gestione delle Case per Anziani sussidiate dallo Stato. Si abbandonava una gestione con garanzia del deficit per passare ad una gestione, ispirata dai principi del new public management, tramite dei contratti di prestazione. Quest’ultimi finanziano tuttora le giornate di cura effettivamente prodotte dalle Case per Anziani in funzione del grado di dipendenza dei loro residenti applicando degli standard precisi. Questa svolta ha traslato il rischio finanziario della gestione di un istituto come il CSO sull’ istituto stesso e sul suo proprietario. In precedenza il rischio era invece ripartito de facto su tutti i contribuenti del Canton Ticino.
Il CSO ha faticato parecchio ad adattarsi a questo nuovo tipo di gestione ed ha riscontrato dei seri problemi finanziari che obbligarono i proprietari dell’istituto, gli allora comuni Onsernonesi, ad intervenire per assumere gli importanti deficit di gestione del CSO accumulatasi negli anni, ai quali si aggiungevano i passivi di gestione annui dell’Ambulatorio medico (controllato dal CSO dal 2008 e di sua proprietà dal 2010).
A questi debiti si sommavano anche i pesanti oneri ipotecari derivati dalla costruzione del CSO Russo e soprattutto dalla ristrutturazione del CSO Loco (infatti l’acquisto dell’allora istituto Sacra Famiglia era stato integralmente finanziato a fondo perso dal Cantone).
In breve tempo parte dei comuni Onsernonesi non furono più in grado di finanziare il deficit di gestione e gli oneri ipotecari, causando di riflesso una crisi di liquidità al CSO che ne ha concretamente messo in pericolo la sua sopravvivenza tra il 2011 e il 2012.
Nell’ottobre 2012 il cambio di direttore dell’istituto ha fatto emergere le cause profonde dei problemi sopra citati, permettendo finalmente di affrontarli concretamente e di iniziare una riflessione seria, lontana dai pregiudizi, sul futuro del CSO. Grazie alla significativa riorganizzazione interna proposta dalla nuova direzione ci fu un progressivo miglioramento delle condizioni finanziarie dell’istituto.
Gli investimenti effettuati a seguito di questo sviluppo e i buoni risultati delle inchieste cantonali sulla qualità delle prestazioni del CSO, nonché dell’ispezione generale effettuata dal medico cantonale nel 2015, hanno ristabilito dapprima, e rafforzato poi, la fiducia tra la direzione del CSO e le autorità cantonali, in particolare con il Dipartimento Sanità e Socialità (DSS), il suo direttore Paolo Beltraminelli e l’Ufficio Anziani.
Questa fiducia ritrovata è stata la premessa indispensabile per poter pensare concretamente al futuro del CSO. Per questa ragione il direttore CSO aveva allora identificato e delineato tre possibili strategie. La prima prediligeva una visione locale e prevedeva di adattare il CSO al fabbisogno di posti letto della popolazione Onsernonese. La seconda si focalizzava su di una visione regionale e poneva l’accento sull’integrazione del CSO con un altro istituto. La terza opzione strategica aveva una dimensione cantonale e si concentrava sulla differenziazione del CSO dagli altri istituti, che, detto in altre parole, significa offrire servizi che altre case per anziani non propongono.
Oltre alla questione strategica, di fondamentale importanza, era necessario chinarsi sul problema della rapidità e della pertinenza sulla capacità di prendere delle decisioni strategico-operative in seno al CSO.
L’esistenza, infatti, di una Direzione Amministrativa (DA) (controllo esecutivo) composta da sette membri e di un’assemblea amministrativa (controllo legislativo) di sedici membri, entrambi di milizia e con rappresentanti dei Comuni Onsernonesi (proprietari e garanti finanziari dell’attività del CSO) e del Patriziato Generale d’Onsernone (proprietario solo delle strutture CSO), rendeva la presa di decisione laboriosa, poco rappresentativa e non al passo con le esigenze di adattabilità e di rapidità indotte dal complesso contesto socio-sanitario cantonale e federale.
Laboriosa perché le istanze capaci di verificare, confermare o bloccare le decisioni operativo-strategiche prese dalla direzione CSO entravano sistematicamente in una logica reattiva e molto tempo prezioso passava prima che una risoluzione definitiva poteva essere confermata e ratificata. Poco rappresentativa perché, per esempio, in seno alla Direzione Amministrativa i rappresentati dei comuni, i quali dovevano sopportare finanziariamente il CSO, erano in minoranza rispetto ai rappresentanti del PGO che non prendeva invece nessun rischio finanziario di gestione.
La Direzione Amministrativa, dopo che l’assemblea CSO aveva rinunciato a farlo, ha deciso nel 2015 di studiare questo problema in modo approfondito, giungendo alla conclusione che era necessario dotare il CSO di una nuova personalità giuridica, trasformandolo in una Fondazione di diritto privato (vedi Rapporto del 18 settembre 2015 di Sergio Donati e Michele Beretta in collaborazione con la DA CSO “Rapporto della Commissione di studio della Direzione Amministrativa del Centro Sociale Onsernonese per il cambiamento dell’organizzazione giuridica e politico-istituzionale del CSO”).
L’analisi strategica sopra citata e la volontà di modificare la forma giuridica del CSO hanno costituito la base negoziale sulla quale la direzione CSO e le autorità cantonali hanno lavorato dal 2015 per molti mesi. Il 16 febbraio 2016 l’incontro con il direttore del DSS, on. Paolo Beltraminelli, il capo divisione Claudio Blotti, e i funzionari dell’Ufficio Anziani ha particolarmente segnato il percorso negoziale. Quel giorno, oltre ad essersi felicitato per il lavoro svolto a miglioramento delle condizioni finanziarie dell’istituto, il direttore del DSS ha validato l’approccio strategico con visione cantonale e sostenuto la creazione di una Fondazione CSO di diritto privato. Il 5 maggio 2017 l’incontro con il capo settore dell’Ufficio Anziani, con cui sono state sciolte le ultime riserve, ha chiuso definitivamente il lungo negoziato. Da gennaio 2018 la Fondazione è quindi una realtà.
Come appena illustrato la creazione della Fondazione CSO non è un fatto casuale o che andava da sé ma è il frutto di un inteso lavoro di riflessione e di riorganizzazione del CSO a cui la DA CSO e il suo segretario, il direttore, i quadri e i collaboratori dell’istituto hanno apportato giornalmente un contributo di capitale importanza. Speriamo che la Storia ci dia ragione e possa quindi concedere lunga vita alla Fondazione CSO al servizio dell’intera comunità della valle Onsernone e del Canton Ticino.
Il consiglio di Fondazione
Nel 2018 la ragione sociale del CSO è passata da ente Consortile a Fondazione.
L’organo superiore della Fondazione è composto da 6 membri e sottostà alle leggi federali e cantonali di vigilanza.
- Presidente: Stefan Chiesa
- Segretario: Sergio Luca Mauro Donati
- Membro: Josef Karl Heinrich Savary
- Membro: Claudio Luigi Blotti
- Membro: Vittorio Giuseppe Antonio Mariotti
- Membro: Adriano Bellinato